GLI OBIETTIVI

Si ispira ai valori di: libertà, uguaglianza, cittadinanza e solidarietà che sono espressi in tutte quelle Carte che hanno definito e sottolineato, nel corso dei secoli, l’identità dell’essere umano.

La visione di questa Carta si fonda sul fatto che le nuove tecnologie hanno dato vita ad un nuovo ecosistema che ha modificato e generato nuove forme di relazioni, di stili di vita, di nuovi paradigmi culturali e che questo nuovo ecosistema, che oggi facciamo coincidere con Internet, possa un domani manifestarsi in altre forme digitali e quindi l’obiettivo è stato quello di riconoscere, che i diritti di accesso, utilizzo e gestione vanno al di là del modello-strumento digitale che si utilizza in un determinato periodo storico

LA METODOLOGIA INNOVATIVA

Il lavoro è stato focalizzato sulla co-creazione della Carta Internazionale dei Diritti Digitali attivando i seguenti step operativi:

• SIS – Social Innovation Society e Stati Generali dell’Innovazione hanno elaborato e condiviso il testo base della Carta Internazionale dei Diritti Digitali creando un modello innovativo già a partire dal modello di testo da condividere ;

• Il testo – tradotto in più lingue – dal 16 ottobre 2014 viene condiviso via WIKI tra Community /Associazioni nazionali e internazionali per dare opportunità di integrare, correggere, eliminare;

• La Carta Internazionale dei Diritti Digitali elaborata Via WIKI e successivi step verranno presentati il 14 novembre 2014 in sessione plenaria con 350 stakeholders di riferimento, e prevede Pitch di approfondimento, lo speach della ICANN organization (Mr. Chehadé invitato come Key Note) e lancio lavori di approfondimento ulteriore a livello worldwide.

 

CARTA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DIGITALI

PREAMBOLO

Considerato che le nuove tecnologie digitali creano de facto un nuovo ecosistema, generando nuovi stili di vita e nuove esigenze in termini esistenziali, culturali, artistici, professionali e produttivi.

Preso atto che le tecnologie digitali – coerentemente con la Prima Legge di Kranzberg – in termini di effetti sull’uomo non sono né buone, né cattive e nemmeno neutrali, ma richiedono una rigorosa e consapevole guida e disciplina etica a salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.

CAPO I – DEFINIZIONE E RIFERIMENTI

Articolo 1 – DEFINIZIONE

La presente Carta Internazionale dei Diritti Digitali stabilisce i principi, le garanzie ed i diritti per l’accesso, l’utilizzo e la gestione de:

• strumenti di comunicazione digitali, sincroni o asincroni, indipendentemente dalla loro infrastruttura, protocolli, soluzione tecnologica, dispositivo di accesso; • reti di comunicazione globali, regionali o locali, indipendentemente dalla proprietà (pubblica o privata), finalità e obiettivi; • dati, informazioni, materiali documentali digitali, indipendentemente dal formato e dalle specifiche tecniche di accesso ed utilizzo.

Articolo 2 – RIFERIMENTI

La presente Carta Internazionale dei Diritti Digitali riconosce, implicitamente ed esplicitamente, ed avoca – come premessa imprescindibile – i valori ed i diritti sanciti e riconosciuti nei seguenti documenti:

• Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; • Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici; • Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea; • Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia; • Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla Diversità Culturale; • Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali. • Dichiarazione della Donna e della Cittadina.

CAPO II – AMBIENTE, ECOSISTEMA

Articolo 3 – DIRITTO ALLA PARTECIPAZIONE

Ogni persona ha diritto al libero accesso ed alla partecipazione al foro pubblico digitale. E’ compito delle istituzioni democratiche rimuovere gli ostacoli – di ogni ordine e grado – che limitino di fatto accesso e partecipazione dei cittadini al foro pubblico digitale. E’ altresì compito delle istituzioni democratiche promuovere con ogni mezzo l’accesso e la partecipazione al foro pubblico digitale.


Note, Spunti di Riflessione e Dibattito:

Si istituisce il diritto primario, propedeutico ad ogni altro “diritto digitale”, ossia quello dell’accesso e della partecipazione alla “società dell’informazione” (NON la regolamentazione di un servizio o di un marketplace). Si evita volutamente l’accenno alle modalità di accesso; le modlità o tecnologie di accesso assumono un’importanza indubbiamente rilevante, tuttavia strumentale: la vera finalità dell’articolo è il diritto alla partecipazione, indipendentemente dal fatto che essa avvenga (e sia garantita) in fibra, satellite, 4G o “the next thing”. • Per il concetto di “foro pubblico digitale”, il richiamo alla Dottrina del Foro Pubblico è evidente. Il “foro pubblico” – così come osservato da vari autori e ricercatori in letteratura, anche in tempi recenti – sembra prestarsi ad essere declinato come valido antidoto per la frammentazione, le “cascade” e le polarizzazioni di gruppo che i new media (ed in particolare Internet) spesso promuovono o enfatizzano.

Come premessa implicita, occorre DEFINIRE il “foro pubblico” dell’era digitale; al momento, non sembra esistere un “luogo” simile: un “luogo” dove i cittadini sono esposti e stimolati ad opinioni diverse su vari temi, invitati a dibatterne ed a scambiare punti di vista, opinioni, critiche. In breve, “un’oasi in Internet” dove il “filtro perfetto” – reso possibile proprio dalla tecnologia di Internet – non si applichi e dove i cittadini siano invitati a prendere atto dell’esistenza di diversi – e talora opposti – universi culturali e cognitivi, stili di vita, opinioni, etc. Dovrebbe essere compito delle istituzioni democratiche procedere alla creazione ed al mantenimento di un siffatto “foro pubblico digitale”, promuovendone accesso ed attiva partecipazione tra i cittadini e rimuovendo gli ostacoli (di ogni ordine e grado, i.e. economici, sociali, infrastrutturali, culturali, etc.) che si frappongano tra cittadini ed esercizio del presente diritto. Si possono ipotizzare diversi “fori pubblici digitali nazionali” e “foro pubblico digitale europeo” che non siano espressione o esercizio di forme di democrazia diretta, ma “solo” oasi dove sia possibile – in un contesto digitale sempre più costellato di filtri perfetti – formare “cittadini informati” e NON “consumatori di informazioni” (cit. Sunstein, cfr.).

• La piazza (foro) rappresenta un’area libera […], che si apre su un tessuto urbano al termine di una strada e più spesso all’incrocio di più vie […] ha la funzione urbanistica[…]di servire da luogo di ritrovo e di riunione dei cittadini .

• Foro pubblico come luogo di incontro-scontro: L’importante è che [le idee abbiano]la possibilità di diffondersi e di diventare il patrimonio di una moltitudine […] L’esigenza essenziale,in altri termini, è il miglioramento dei metodi e delle condizioni del dibattito, della democrazia e della peruasione.E’ questo il problema del pubblico”


Articolo 4 – DIRITTO ALLA PADRONANZA SIMBOLICA

Ogni persona ha diritto all’accesso ed alla comprensione dell’universo simbolico digitale, incluso dottrine, concetti, terminologie, metafore e forme narrative. E’ compito delle istituzioni democratiche promuovere, garantire e conservare tale capacità di accesso e comprensione attraverso la creazione di specifici percorsi formativi ed informativi.


Note, Spunti di Riflessione e Dibattito:
[…] Le tecnologie rivoluzionarie creano nuove definizioni di vecchi termini; questo processo si realizza senza che ne siamo pienamente coscienti. Le vecchie parole continuano a sembrare le stesse, sono ancora usate nelo stesso tipo di frasi, ma non hanno più lo stesso significato, a volta assumono addirittura il significato contrario.

In ogni strumento tecnologico, in ogni tecnologia è insito un pregiudizio ideologico, una predisposizione a costruire il mondo in un modo piuttosto che in un altro, a sopravvalutare una cosa rispetto a un’altra, a magnificare le proprie percezioni, le proprie capacità e atteggiamenti a svantaggio di altri. Come brillantemente riassume una nota “legge di Murphy”, a colui che ha un martello, tutto sembra un chido. Così chi ha l’oralità pensa alla vita come ad un racconto; chi ha la scrittura, come un libro; chi ha un computer, come dati; chi ha Internet, come “reti”. Il cambio di paradigma tecnologico deve farci porre domande ad ampio spettro: non chiediamoci solo cosa guadagniamo con la nuova tecnologia, ma anche cosa rischiamo di perdere. E se riteniamo importante quel che pensiamo di perdere, chiediamoci come riuscire a conservarlo.

La padronanza dell’universo simbolico qui definito mira a rendere più difficile (o, almeno, a rendere più democratico l’accesso) la creazione di “monopoli della conoscenza”, così come definiti da Harold Innis .

Oltre alle vecchie parole con senso nuovo, troviamo le nuove parole: a volte veri e propri neologismi, forzatamante utili a definire o descrivere ciò ce prima non esisteva ed ora esiste; altre volte, i nuovi termini celano sotto mentite spoglie vecchi concetti, definizioni, parole che si vogliono rimuovere da un tessuto narrativo, dall’informazione, dalla “coscienza collettiva”, spesso per opportunità e strumentalmente.

Le metafore della tecnologia hanno valenza importantissima e guidano il nostro pensiero, spesso in modo nascosto. Il nostro modo di pensare a determinati concetti ha un incredibile impatto sulla reificazione degli stessi e sulla nostra accettazione della realtà reificata (che diventa, nel pensiero, “naturale” come il cielo e le stelle). Ad esempio, si pensi alle metafore utilizzate per descrivere Internet. Descrivere Internet come “oceano dell’informazione” o “autostrada dell’informazione” comporta il ricorso a due distinte metafore, con implicazioni affatto simili: in breve, un oceano offre libertà, spazio, esplorazione, tesori, etc. ma anche rischi. Un’autostrada ha solo un numero determinato di direzioni, corsie, spazi di manovra, regole precise, limiti di velocità e regolamentazioni rigide; chi naviga necessita di una cambusa per fornita; in autostrada possiamo rifornirci e rifocillarci solo in determinati punti di ristoro, regolamentati e convenzionati, dove reperiamo solo determinati prodotti e servizi (selezionati da terze parti), etc. Infine, cosa molto evidente, l’autostrada richiede dazi e pagamenti, l’oceano no.

Sul piano simbolico sarà importante descrivere e definire l’universo di referimento in modo univoco evitando ogni possibile deviazione che possa sconfinare in interpretazioni ambigue e pretestuose; occorre definire una “grammatica dei diritti digitali”, un lessico delle procedure, sistemi e dottrine che circoscriva e guidi l’applicazione dei diritti stessi e di tutti i passi intrapresi per la loro “reificazione” nel quotidiano di ciascun cittadino.

• In questo ambito si prospetta la definizione di dieta informativa, da non intendersi come esposizione calibrata giornaliera a determinati media, ma come un’organica alimentazione (modello) da definire nei suoi contenuti.Questo modello investe anche il processo formativo educativo. In altre parole, semplificando, si tratta di definire e armonizzare le necessità informative in termini di CONTENUTI, piuttosto che in termini di MEZZI/DISPOSITIVI/TECNOLOGIE di fruizione/veicolazione (cosa serve sapere, piuttosto che come si accede a questo sapere).”


CAPO III – PERSONA DIGITALE

Articolo 5 – SVILUPPO E TUTELA DI CAPACITA’ E COMPETENZE

Ogni persona ha il diritto al perseguimento della propria realizzazione in ambiente digitale, sotto il profilo etico, umano, culturale, professionale e sociale. E’ compito delle istituzioni democratiche promuovere, sostenere ed arricchire capacità e competenze che agevolino i cittadini nell’esercizio del presente diritto.

Articolo 6 – EDUCAZIONE E CRESCITA CIVILE E SOCIALE

Ogni persona ha il diritto all’Educazione Civica Digitale, che garantisca l’istruzione e formazione all’uso di strumenti di comunicazione digitali, di qualsiasi natura essi siano, per essere un cittadino digitale attivo e democratico in grado di poter esercitare i propri diritti e le prorie libertà in modo cosciente e consapevole. E’ compito delle istituzioni democratiche promuovere, garantire e conservare le competenze, conoscenze e capacità attraverso l’educazione per la cittadinanza democratica, l’educazione ai diritti umani, l’educazione alle regole del rispetto dei contenuti e delle persone(netiquette).


Note, Spunti di Riflessione e Dibattito:

Il diritto all’ Educazione Civica Digitale diventa un tassello fondamentale per esercitare il diritto alla partecipazione al foro pubblico digitale. Riconoscere allo spazio digitale pari dignità e importanza dello spazio reale tale che la vita sociale, la politica e la coesione sociale possano diffondersi mantenedo i valori democratici fondamentali.

•  L’Educazione Civica Digitale sarà una estensione delle conoscenze e delle competenze sociali e civiche e di cui ogni cittadino è già consapevole e in possesso per partecipare all’attuale vita civica.”


CAPO III –ESPRESSIONE, CREATIVITA’, INNOVAZIONE E PRIVACY

Articolo 7 – ESPRESSIONE E TUTELA DELLA CREATIVITA’

Ogni persona ha il diritto alla libera espressione della propria creatività ed alla tutela esistenziale e giuridica dei frutti di tale espressione, siano questi realizzazioni personali, artistiche, intellettuali, sociali, culturali, tecnologiche o frutto di attività di ricerca. E’ compito delle istituzioni democratiche promuovere, agevolare e sostenere l’esercizio di tale diritto, nonché sistemizzare e rendere facilmente accessibili gli opportuni strumenti di tutela e di divulgazione dell’innoazione.


Note, Spunti di Riflessione e Dibattito:

I diritti derivanti dalla creatività ed espressione personale non deve però confliggere con il diritto alla libera circolazione ed uso delle conoscenze in ogni campo dello scibile umano. Chi scrive pensa alla Dottrina del Fair Use presente nell’ordinamento giuridico degli Stati Uniti d’America, così come alla Teoria dei Beni Collettivi di Elinor Ostrom ; in particolare, alla necessità di tutelare la proprietà intellettuale armonizzandola con le esigenze di libera divulgazione del pensiero che cultura, scienza, innovazione e crescita richiedono in un’epoca caratterizzata dalla possibilità di divulgazione istantanea ed universale della conoscenza.”


Articolo 8 – INFORMAZIONI PERSONALI E PRIVACY

Ogni persona ha diritto alla tutela della propria intimità e della sfera privata. Ogni persona ha il diritto al pieno e libero accesso a tutti i contenuti, le informazioni ed i materiali documentali che riguardano detta intimità e sfera privata. Ogni persona ha altresì il diritto rettifica, modifica, correzione ed eliminazione di qualunque contenuto, informazione, materiale documentale appartenente a detta sfera. E’ compito delle istituzioni democratiche garantire a ciascun cittadino un pieno ed agevole esercizio del presente dirittto, indipendentemente dal fatto che contenuti, informazioni e materiali documentali in oggetto siano gestiti dalle istituzioni stesse o da terze parti soggette all’autorità o alla giurisdizione delle istituzioni. Le modalità di rettifica, modifica, correzione ed eliminazione sancite dal presente diritto saranno definite dalla legge di ciascuno Stato nello spirito della presente Carta dei Diritti Digitali e nel rispetto del diritto all’informazione ed alla memoria storica sociale.

CAPO IV – TUTELA DIGITALE

Articolo 9 – DIRITTO ALLA SICUREZZA DIGITALE

Ogni persona ha diritto alla tutela della propria sicurezza digitale dei dati, delle informazioni e delle comunicazioni. E’ compito delle istituzioni democratiche garantire la sicurezza attraverso la realizzazione, implementazione e promozione di sistemi ed interventi infrastrutturali, tecnologici, culturali, sociali e formativi. E’ altresì compito delle istituzioni democratiche sensibilizzare e promuovere tra i cittadini la consapevolezza, la diffusione e la pratica di una cultura della sicurezza digitale.

Articolo 10 – WELFARE DIGITALE

Ogni persona ha diritto all’accesso ai propri dati sanitari ed alle informazioni sulla sua salute in un formato digitale di semplice gestione. E’ compito delle istituzioni democratiche definire, realizzare e promuovere sistemi, procedure e soluzioni tecnologiche atte a garantire a ciascun cittadino un accesso rapido, agevole e sicuro a detti dati ed informazioni; è altresì compito delle istituzioni democratiche far si che detti sistemi, procedure e soluzioni tecnologiche agevolino un rapido interscambio delle informazioni e dei dati sanitari tra organizzazioni sanitarie aventi titolo – pubbliche o private, nazionali od internazionali che siano – su semplice richiesta del cittadino interessato.

Bibliografia 

1. Per il concetto di “ecosistema” informativo e sociale, si veda Postman, Neil, Technopoly,

2. Si veda Kranzberg, M. (1985), “The information age: evolution or revolution?” in Guile, B.R. (a cura di), Information Technologies and Social Transformation, Washington, National Academy of Engineering

3. La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (titolo in francese Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne) è un testo giuridico francese, che esige la piena assimilazione legale, politica e sociale delle donne ed è stata pubblicata nel settembre 1791 dalla scrittrice Olympe de Gouges sul modello della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 proclamata il 26 agosto dello stesso anno. Si tratta del primo documento che invoca l’uguaglianza giuridica e legale delle donne in rapporto agli uomini ed è stato pubblicato allo scopo di essere presentata all’Assemblée Nationale per esservi adottata. I curatori hanno ritenuto opportuno inserirlo nella lista ristretta delle Carte dei Diritti citate direttamente non tanto per i contenuti, quanto per il suo implicito significato storico ai sensi della rivendicazione di pari dignità ed opportunità tra i generi.

4. Per una veloce panoramica sulla storia della Dottrina del Foro Pubblico, si veda Post,Robert C., “Between Governance and Management: The History and Theory of the Public Forum” (1987) Faculty Scholarship Series Paper, 214 (url; http://digitalcommons.law.yale.edu/fss_papers/214; Ultima verifica: 7 Settembre 2014; formato: PDF)

5. Per una breve sinossi delle diverse analisi sugli effetti ed i rischi di Internet in termini di polarizzazione di gruppo, frammentazione e “cascade” si rimanda a Sunstein, Cass R., Republic.Com (2001), Princeton University Press (Republic.com.Cittadini Informati o consumatori di Informazioni?, , Bologna, Il Mulino 2003)

6. Piazza voce in Treccani.it.L’Enciclopedia Italiana. Vocabolario on line.

7. John Dewey, Comunità e potere, citato in Cass R. Sunstein, op.cit., p.18

8. Sui «monopoli della conoscenza » si rimanda alla importanti opere di Innis : Innis, H., Empire and Communications (1950) University of Toronto (tr.it. Impero e Comunicazioni, Meltemi, 2001) e Innis, H., The Bias of Communications (1949) Univesity of Michigan (disponibile online all’url : http://fairuselab.net/2009/04/18/the-bias-of-communication-by-harold-a-innis/; ultima verifica : 10 Settembre 2014 ; formato : HTML). Per favorire la riflessione, concludiamo la nota con una breve citazione tratta da Technopoly di Postman, ultima edizione in lingua italiana : […] coloro che controllano l’elaborazione di una particolare tecnologia accumulano potere e finiscono inevitabilmente per costituire una specie di complotto contro coloro che non hanno accesso alla conoscenza specializzata resa possibile dalla tecnologia. […] Innis fornisce molti esempi storici sul modo in cui una nuova tecnologia può « stroncare » un monopolio tradizionale della conoscenza e crearne uno nuovo, diretto da un’altra élite. In altri termini, i vantaggi e gli svantaggi di una nuova tecnologia non sono distribuiti equamente, e ci sono vincitori e vinti. Il fatto che, in più occasioni, i vinti abbiano per ignoranza applaudito i vincitori e che alcuni continuino a farlo, è al tempo stesso curioso e patetico. (Postman, N., Technopoly, Bollati Boringhieri, 20013, p. 16)

9. Riguardo al tema della literacy si può fare riferimento a: Carol C. Kuhlthau, Leslie K. Maniotes, Ann K. Caspari. Guided Inquiry. Learning in the 21st Century,Westport, Connecticut-London,Libraries Unlimited, 2007; ACRL. Visual literacy Competency Standard for higher education, October 2011;Sconul Working Group on information literacy. The Sconul seven pillars of information literacy. A research lens for higher education, April 2011 [ultimo accesso 3.10.2014]  http://www.sconul.ac.uk/sites/default/files/documents/researchlens.pdf ; Information Literacy Competency Standards for Higher Education. 2000. Association of College & Research Libraries. [ultimo accesso 3.10.2014] http://www.acrl.org/ala/mgrps/divs/acrl/standards/standards.pdf [Questo standard è attualmente (2014) in via di revisione.];Unesco. Media and information literacy for Knowledge societies, Moscow 2013, [ultimo accesso 2.9.2014] http://www.ala.org/acrl/sites/ala.org.acrl/files/content/standards/standards.pdf; Paris declaration on media and information literacy in the Digital Era, 27-28 May 2014. [Draft copy]; Christine Susan Bruce. The relational approach: a new model for information literacy, in The New Review of Information Literacy, 1997

10. European Commission. Measuring Digital Skills across the EU: EU wide indicators of Digital Competence, 15 May 2014, [ultimo accesso 3.10.2014]  http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/news/measuring-digital-skills-across-eu-eu-wide-indicators-digital-competence

11. Giovanni Solimine.Senza sapere.Il costo dell’ignoranza in Italia, Roma-Bari, Laterza, 2014.(Saggi tascabili Laterza : 402)

12. Sulla Dottrina del Fair Use, si rimanda direttamente alla documentazione ed ai riferimenti disponibili online sul sito web del Copyright and Fair Use Center delle Stanford University Librarires, disponibile online all’url: http://fairuse.stanford.edu/ (ultima verifica: 10 Settembre 2014; formato: website)

13. Sulla Teoria dei Beni Collettivi (traduzione che preferiamo alla diffusa dicitura “teoria dei beni comuni”) invitiamo direttamente a fare riferimento alle opere di Elinor Ostrom, in particolare a: Ostrom, E. Governing the Commons: The Evolution of Institutions for Collective Action (1990) Cambridge University Press (tr. It. Governare i Beni Collettivi, Marsilio, Venezia, 2006)